Sant'Angelo da Acri

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Sant’Angelo da Acri, al secolo Luca Antonio Falcone, nacque ad Acri il 19 ottobre 1669 da Francesco Falcone e Diana Errico, rispettivamente contadino e fornaia.
Dopo aver incontrato il padre cappuccino Antonio da Olivadi nel 1684, chiese di entrare nell’Ordine dei Cappuccini e divenne frate nel 1687, a Belvedere Marittimo. Per due volte smise l’abito religioso non sentendosi all’altezza della vocazione. Fu ordinato diacono e destinato alla predicazione nella Cattedrale di Cosenza il 18 dicembre 1694.
Nella sua opera di predicazione si recò in tantissime città della Calabria e del Regno di Napoli: Salerno, Napoli, Montecassino, Cosenza, Catanzaro, Taranto, Reggio Calabria e Messina. Predicherà, tra missioni popolari e quaresimali, in tutta l’Italia Meridionale, spingendosi fino a Napoli ed al territorio dell’abbazia di Montecassino; diventando “l’apostolo delle Calabrie”.
Successivamente divenne sacerdote il 10 aprile del 1700, nella cattedrale di Cassano all’Ionio.
Sant’Angelo d’Acri morì il 30 ottobre 1739 ad Acri, all’età di 70 anni.
Fu beatificato il 18 dicembre 1825 da papa Leone XII. Il processo di canonizzazione iniziato il 22 settembre 1853 è stato ultimato da papa Francesco il 15 ottobre 2017.
La ricorrenza di Sant’Angelo d’Acri cade il 30 ottobre.

Curiosità
La sua predicazione è incentrata sulla Passione del Signore Gesù; la sua più grande devozione, infatti, fu verso il Crocifisso e la sua dolente Madre. L’immagine tipica di Sant’Angelo lo raffigura mentre indica il Crocifisso. Un altro particolare della vita del nostro santo sacerdote cappuccino ci dice che egli era solito piantare un Calvario (costituito da tre croci), leggermente distante dal centro del paese, nei luoghi in cui aveva predicato. Gli altri amori furono: l’Eucaristia, la Madonna Addolorata, di cui fece scolpire un’effige lignea per donarla al popolo acrese, per non lasciarlo orfano dopo la sua morte. La definì «Madre dei bisogni».